domenica 9 febbraio 2014

9/02/2014

Oggi sono uscita con C. ed è stato liberatorio, decisamente sollevante.
Dopo tanto tempo mi sono resa conto di stare aggrappata solamente ad un ricordo, uno stupido filmino che mi appare nella mente ogni qual volta senta odori o veda luoghi a quali in un lontano passato appartenevo.
Le sue parole mi hanno aiutato, abbiamo parlato durante il lungo tragitto che ci separava da Piazza di Spagna a Via Virgilio, mi ha presa sotto braccio e con un sorriso mi ha detto: "Andiamo! Facciamocela a piedi". Ed è stato bello non avere orari, parlare a ruota libera, perderci nei racconti, nelle riflessioni. Si avvicina a ciò che piace a me.
Aprire gli occhi per me non è semplice, per una che per non evocare emozioni non fa determinate strade, che reprime i pensieri scomodi sotto cumuli di  piccoli grandi problemi quotidiani; li spingo verso il basso come quando, di ritorno a casa da un viaggio cerchi disperatamente di saltare sopra alla valigia strabordante che ovviamente non si chiude mai, troppo piena di souvenirs delle vacanze. Così faccio io...e ultimamente lo faccio prima di andare a dormire o quando so che non mi sto godendo appieno un momento felice della mia vita. Tecniche banali che Freud smaschererebbe in men che non si dica!
Mi riesce facile parlare a C., mi sento libera di farlo, non temo giudizi, ascolto i consigli e mi sento me stessa. E' assurdo come quello che io mi ostini a chiamare "destino" (anche se, in questo caso, si tratta in larga parte della mia volontà) mi abbia affiancato C. nel momento peggiore della mia vita. Anche se non posso dire di essere uscita dal mio tunnel, perchè oggettivamente so che non è così, ci sono giornate come queste in cui mi sento un po' più vicina a quello status di calma e serenità che tanto mi manca e che non so se mai raggiungerò pienamente.
C. mi ha raccontato che una signora del suo palazzo si è suicidata gettandosi  dal quarto piano, è stata trovata dal portiere in un mare di sangue, il suo corpo giaceva tra due cassonetti della spazzatura. Io, oltre a provare sdegno nell'immaginare quella donna distesa a terra con tutte le ossa scomposte quasi fosse una bambola di pezza, mi sono ritrovata a pensare a come sarebbe potuta essere la sua vita se invece di volare sull'asfalto della strada fosse finita nel secchione della spazzatura. Si sarebbe salvata? In tal caso, cosa avrebbe raccontato al marito? O forse lui, conoscendo l'instabilità mentale della moglie, sarebbe stato comprensivo? Sarebbe stata ancora in grado di vivere una vita apparentemente normale oppure sarebbe stata paralizzata da capo a piedi o peggio in coma vegetativo? Sono solo possibilità.
Nei giorni scorsi ho riflettuto su questa frase: "Sei un uomo felice con alcuni attimi di tristezza o sei triste con alcuni momenti di felicità?". Fino a poco tempo fa mi reputavo una persona felice con magari attimi di tristezza, normale capita a tutti. La cosa buffa è che trovavo sempre un motivo per tornare a sorridere, a volte è stato difficile ma lo trovavo. Il motivo poteva essere la fortuna di avere due genitori che ti amano incondizionatamente, il musetto dolce e pelosetto del mio Oliver, l'abbraccio improvviso della persona che ami. Oggi non è che abbia meno motivi per essere felice, solo che faccio più fatica e allora mi ritrovo, con mio grande disappunto, a categorizzarmi tra le persone tristi che gioiscono di piccoli momenti di felicità. Vorrei tornare ad appartenere alla categoria che per mia natura sento più vicina, la prima.
Ora la mia stanchezza, accumulata in questa giornata tanto piena, si fa sentire. I miei occhi stentano a rimanere aperti e per me, che ancora devo in ordine: mettere il pigiama, struccarmi e lavarmi i denti, diventa difficile fare una riflessione che abbia un filo logico.
Notte Giulia.



Nessun commento:

Posta un commento